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4 - "In vesta di pastor lupi rapaci..." Fra i papi più famigerati della storia

 :: INFERNO

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Messaggio  Admin Sab Gen 31, 2009 8:39 pm

INFERNO XIX - CANTO DICIANNOVESIMO


E invece non è finita, perché dalle puttane merdose della seconda bolgia si passa a
quelle non meno subdole, ma certamente meno soddisfacenti, della terza.
Oltre al precursore Simon Mago, si tratta di uno stuolo di papi che si son venduti
anche l’animaccia loro pur di far quattrini per sé e parentado:

O Simon Mago, o miseri seguaci, ......................seguaci = i papi simoniaci
che le cose di Dio, che di bontate
deon essere spose, voi rapaci ..........................deon = devono
per oro e per argento avolterate;......................avolterate = adulterate, rapinate
or convien che per voi suoni la tromba,...............= che si faccia giustizia
però che ne la terza bolgia state. ..................... però che = dato che

Simon Mago (dal suo nome deriva ‘simoniaco’) non aveva perso tempo: nasato
l’affare, aveva subito contattato gli apostoli Pietro e Giovanni per comperare i
primi diritti ecclesiastici che da subito si erano apprezzati vistosamente in borsa,
come per le azioni petrolifere agl’inizi della rivoluzione industriale, e lasciavano
intravedere un business milionario e millenario.
Ed effettivamente il mercato di questi ‘benefici’ diventò rapidamente fiorentissimo:
persino un buon padre ricco e previdente assicurava l’avvenire dei figli comprando
all’asta un vescovato, una diocesi o una parrocchia, anche se la transazione compor-
tava qualche rischio.
Non era escluso infatti che l’onesto prelato venditore accusasse il compratore di
simonia o di eresia per rimpossessarsi del bene (ovviamente trattenendo il corrispet-
tivo) e rivenderlo subito dopo.

Ma tutti quelli che trombano, prima o poi finiscono per essere trombati, appunto,
nella terza bolgia; almeno secondo Dante, ma loro se ne impippano e continuano
imperturbabili a fregare il prossimo boccalone.
Trilussa, il famoso poeta romanesco del primo ’900, ha reso molto bene il concetto
di come la gente sia sempre pronta a farsi ‘minchionare’, con questi versi:

Er popolo, se sa, da quanno è nato,
s’è messo sempre appresso a le persone
che l’hanno minchionato. ................................... = che l’hanno fatto fesso
E in certi casi è facile che dia
più retta a un giocatore de prestiggio
che a un professore de filosofia!

I simoniaci stanno conficcati nel terreno infuocato con la testa in giù, supplizio
riservato anche in Terra ai peggiori assassini, facendo la bicicletta con le gambe per
aria che sono ormai diventate così muscolose che spezzerebbero qualunque corda:

Le piante erano a tutti accese intrambe....piante = piedi / accese = infuocate
per che sì forte guizzavan le giunte, ........giunte = articolazioni / averian =
che spezzate averien ritorte e strambe.....avrebbero / ritorte = legami e corde

Parlare con uno che risponde coi piedi non è facile, ma Virgilio propone di fare l’espe-
rimento e Dante naturalmente è tutto contento e approva incondizionatamente:

E io: tanto m’è bel quanto a te piace:
tu se’ segnore, e sai ch’i’ non mi parto ........non mi parto = non mi allontano
dal tuo volere, e sai quel che si tace. .........si tace = non si dice

Fatta la lisciata quotidiana a Virgilio, Dante interroga papa Niccolò III, che lo
scambia per Bonifacio VIII venuto a dargli il cambio, ed è lì che aspetta la risposta
come il frate con l’assassino che dilungandosi nella confessione cerca di ritardare
la morte.

O qual che se’ che ’l di su tien di sotto,
anima trista, come pal commessa, .......................... commessa = conficcata
comincia’ io a dir, se puoi, fa motto. ........................fa motto = parla
Io stava come ’l frate che confessa
lo perfido assessin che, poi ch’è fitto, ..................... fitto = seppellito vivo nella
richiama lui, per che la morte cessa; ........................fossa del supplizio / cessa =
ed el gridò: se’ tu già costì ritto, .............................per ritardare la morte
se’ tu già costì ritto, Bonifazio?
Di parecchi anni mi mentì lo scritto! .........................lo scritto = la previsione
Se’ tu sì tosto di quell’aver sazio ............................ sì tosto = così presto
per lo qual non temesti torre a ’nganno ....................torre a ’nganno = truffare
la bella donna, e poi di farne strazio?....................... la bella donna = la Chiesa
Tal mi fec’io, quai son color che stanno, ...................quai = quali / che stanno =
per non intender ciò ch’è lor risposto, ......................rimangono
quasi scornati, e risponder non sanno.

Bonifacio in effetti si deve presentare a Minosse tre anni più tardi e quindi Niccolò
pensa a un errore nel booking: Dante rimane interdetto e non sa rispondere.
Virgilio, al solito, risolve l’impasse invitando Dante a precisare che non è Bonifacio,

per che lo spirto tutti storse i piedi;....... spirto = Niccolò
poi sospirando e con voce di pianto,
mi disse: dunque che a me richiedi?
Se di saper ch’i’ sia ti cal cotanto, ........ ti cal = se hai tanto interesse che
che tu abbi però la ripa corsa, ...............per tale motivo ti sei spinto fin
sappi ch’i’ fui vestito del gran manto. ......quaggiù / gran manto = le insegne papali

Io, continua Niccolò, ho effettivamente rubato a man salva come tutti i papi che mi
hanno preceduto, ma non l’ho fatto per me bensì per i miei nipoti: vedrete quello
che succederà poi con Bonifacio, ma soprattutto con il suo successore!

Ché, dopo lui, verrà di più laida opra .......lui = Bonifacio VIII
di ver ponente un pastor sanza legge, ....di ver = da / ricopra = che
tal che convien che lui e me ricopra. ......prenda il mio posto e quello di Bonifacio

Ora, volete negare ad un amorevole nonno la possibilità di fare qualche regalino ai
suoi nipotini? No di certo, ma in effetti dopo Bonifacio il guascone (‘di ver ponen-
te’) Clemente V avrà la mano ben più pesante: non solo si fregherà tutto il papato
trasferendolo direttamente a casa sua e cioè ad Avignone, ma soprattutto si spartirà
col suo socio Filippo il Bello, re di Francia, i tesori dei Templari, dopo aver scupolo-
samente fatto arrostire il Gran Maestro Jacques de Molay e gli altri capi.

La maledizione lanciata dal gran maestro dell’ordine dal rogo è però inesorabile: di
lì a pochi giorni, il papa Clemente V muore ed entro quello stesso anno 1314 anche
Filippo il Bello viene debitamente squartato da un cinghiale vendicatore durante una
battuta di caccia.
Come si fa a dire che non esiste un Dio o un Satana? (di certo c’è che i delinquenti
hanno sicuramente un protettore e qualche rara volta un giustiziere: che sia Giove o
Satana fa lo stesso).

Per chi non lo sapesse, l’ordine militar-religioso dei Templari, con centrali opera-
tive a Parigi e Londra, era l’istituto bancario più importante d’Europa, tipo lo IOR
di oggi, incaricato di riscuotere le tasse per conto dei re e raccogliere le ‘decime’ per
le crociate (una tassa patrimoniale che veniva estorta con sistemi staliniani anche
ai nullatenenti sotto forma di lavori forzati gratuiti denominati ‘angherie’, termine
che, nel significato attuale, rende bene l’idea), ma non solo: possedeva ricchezze
immense accumulate grazie ad una delle più efficienti associazioni per delinquere del
medio evo, finalizzata alla truffa dei poveretti su scala mondiale, a pari merito ed in
concorrenza col papato.

Per saperne di più, basta comprare la pubblicazione vaticana appena uscita
‘Processus contra Templarios’: esauriente ed economica, costa ‘solo’ all’incirca
6 mila euro…!


Ultima modifica di Admin il Dom Dic 06, 2009 9:13 pm - modificato 11 volte.

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4 - "In vesta di pastor lupi rapaci..." Fra i papi più famigerati della storia Empty Re: 4 - "In vesta di pastor lupi rapaci..." Fra i papi più famigerati della storia

Messaggio  Admin Sab Gen 31, 2009 9:09 pm

Come che sia, anche Niccolò sta bene dove sta per ‘puttaneggiar coi regi’, per gli
intrighi contro il senatore di Roma Carlo d’Angiò (un Andreotti francese dell’epoca,
fratello del re Luigi IX, intrallazzatore mafioso di prima categoria) e per tradimenti
vari nell’affare dei Vespri Siciliani.

Però ti sta, ché tu se’ ben punito;
e guarda ben la mal tolta moneta ....................... = e considera bene le ricchezze
ch’esser ti fece contra Carlo ardito. ...................... rubate / = Carlo I° d’Angiò
E se non fosse ch’ancor lo mi vieta
la reverenza de le somme chiavi ........................somme chiavi = quelle di S.Pietro
che tu tenesti ne la vita lieta,
io userei parole ancor più gravi;
ché la vostra avarizia il mondo attrista,
calcando i buoni e sollevando i pravi.
Fatto v’avete Dio d’oro e d’argento:
e che altro è da voi a l’idolatre, ..........................= gli idolatri pregano un idolo, e
se non ch’elli uno, e voi n’orate cento? .................voi fate un idolo di ogni moneta

Ahi Costantin, di quanto mal fu matre, ...................matre = fu causa
non la tua conversion, ma quella dote .................dote = la falsa donazione di tutti
che da te prese il primo ricco patre!........................i beni temporali che la Chiesa
E mentr’io li cantava cotai note, ............................millantava di aver ricevuto da
o ira o coscienza che ’l mordesse, ..........................Costantino / io = Dante
forte spingava con ambo le piote. ........................= sbatteva forte entrambi i piedi

Qui Dante si accanisce talmente contro la simonia e il mal governo del papato (come
apprenderemo più dettagliatamente nel purgatorio, la truffa con cui i papi tentarono
di legittimare il loro potere temporale fu dimostrata solo nel 1400, ma già nel ‘De
monarchia’ il nostro poeta impugna la validità della ‘Donatio Constantini’ al ‘ricco
patre’ - papa Silvestro - con serrate argomentazioni giuridiche) e la sua invettiva è
così feroce che gli viene il dubbio di aver esagerato un po’ troppo con l’accusa:

Io non so s’i’ mi fui qui troppo folle.

Ma Dante non avrebbe certamente avuto mai questo scrupolo, se avesse potuto
sospettare che il famigerato terzetto Niccolò-Bonifacio-Clemente (a cui bisogne-
rebbe aggiungere anche Giovanni XXII) sarebbe stato surclassato, esattamente due
secoli più tardi, da un altro, se possibile ancor più deprecabile. E cioè da Sisto IV,
Innocenzo VIII e Alessandro VI, per il quale terzetto avrebbe dovuto certamente
escogitare un contrappasso ancora più ‘folle’ di rabbia (ci penserà comunque, di lì a
poco, Martin Lutero a fare da castigamatti).

Vogliamo aprire una parentesi per questo istruttivo scampolo di esemplare storia
papale? Ma sì, dài, anche Dante sarebbe sicuramente d’accordo!

Sisto IV si rese infatti famoso per aver costruito la celeberrima Cappella Sistina
in buona parte con gl’introiti dei lupanari di Sua Santità (a cui però fece subito da
contr’altare l’istituzione della festa dell’Immacolata Concezione) e per aver elevato
il nepotismo, malattia costituzionale del papato, a livello d’istituzione per favorire
uno stuolo di fratelli e sorelle da cui era afflitto. Si lasciò inoltre trascinare in diverse
guerre e si compromise nel complotto dei Pazzi contro i Medici di Firenze.
Questa politica sconsiderata costava una fortuna. Per finanziarla, il munifico e
fantasioso ‘grande fratello’ ricorse a vari, efficaci provvedimenti: prima di tutto, lo
svuotamento del purgatorio grazie alla creazione di supermercati delle indulgenze
che realizzarono un incremento esponenziale nelle vendite, sul tipo delle attuali
teletruffe in TV.
Con l’interessata complicità dei re cattolici Ferdinando e Isabella, provvide nel
contempo a confermare personalmente al rango di Grande Inquisitore, al preciso
scopo di ripopolare il purgatorio per poter meglio continuare il mercimonio, quel
sinistro frate Tomàs de Torquemada che riuscì da solo nella sua premiata carriera a
condannare alle torture più infernali 97.000 disgraziati e a farne bruciare vivi 16.200.
Senza contare le leggi razziali con le quali questo precursore e degno maestro di
Hitler riuscì ad eliminare dalla Spagna praticamente tutti gli ebrei, naturalmente
dopo averli depredati dei loro beni: qualcosa come il 15 per cento della popolazione
senza considerare gli omosessuali, anch’essi perseguitati e banditi dal regno.
Malgrado l’apparente benevolenza verso i ‘marrani’, cioè gli ebrei convertiti al
cattolicesimo, era facilissimo che venissero accusati di falsa conversione (specie se
ricchi, in modo da potersi appropriare con maggior soddisfazione del loro patrimonio)
e spediti al Tribunale della santa Inquisizione, mattatoio legalizzato che sarà
derubricato solo nel 1834 (prendendo successivamente il nome di ‘Sant’uffizio’ e
dal 1965 quello di ‘Congregazione per la dottrina della fede’).
Già che ci siamo, non possiamo esimerci dal ricordare che per l’abrogazione delle
leggi razziali contro gli ebrei, in seguito ripristinate da Hitler e Mussolini, bisognerà
aspettare invece il 1858 e addirittura il 1969 per l’abolizione della pena di morte nel
pio Stato della Città del Vaticano che tanto si spreca a difesa della vita.
Sapendo di avere la coda di paglia per la carneficina consumata in secoli di feroce
dittatura e per questa decisione vergognosamente tardiva, non si può non rilevare
che ai giorni nostri l’Osservatore Romano non ha speso neppure una parola per
festeggiare in qualche modo la moratoria sulla pena di morte faticosamente ottenuta
dall’Italia alle Nazioni Unite: sarà stato troppo occupato a inveire contro la legge 194
sull’aborto terapeutico e a difesa dei feti a rischio di un futuro quasi sicuramente da
Cottolengo, tanto per non smentire le sue tradizioni retrograde? Mah!
La data del 1858 ci fa anche rammentare che nel secolo scorso il razzismo cattolico
non si fermò certo per l’effetto di un’abrogazione rimasta solo sulla carta: i Gesuiti,
subito dopo, si specializzarono nell’attacco agli ebrei perfezionando la teoria di una
congiura ebraica a cui attribuire tutti i mali della società moderna, dal liberalismo al
comunismo. La polemica gesuita si rinfocolò dopo la rivoluzione sovietica: anche il
bolscevismo, come il capitalismo, era opera degli ebrei.
Nel 1922 ‘Civiltà cattolica’ sosteneva che il marxismo è ‘il pervertimento di una
fantasia semita’ e l’URSS una ‘repubblica ebrea comunista’.

Quanto ai papi del secolo scorso, vedevano di buon occhio il ‘contenimento’ degli
ebrei: nel 1918 Benedetto XV si congratulò con il fondatore di una rivista antiebraica,
e nel 1928 Pio XI condannò e abolì la ‘Società degli amici d’Israele’.
Quando poi anche il Vaticano e l’Azione Cattolica approvarono platealmente i prov-
vedimenti tesi a ‘conservare la purezza della razza’, ciò spianò provvidenzialmente la strada al criminale razzismo fascista che si era messo decisamente al seguito di quello nazista.
Nel 1938, essendo già noto un grave e organico progetto di leggi razziali, l’amba-
sciatore italiano riferiva al governo che monsignor Montini (futuro papa Paolo VI),
addetto alla segreteria di Stato, gli aveva confermato la ‘non sfavorevole accoglienza’
in Vaticano di tali provvedimenti.
Nell’allocuzione natalizia di quello stesso anno, Pio XI elogiò ‘il nobilissimo sovrano’
Vittorio Emanuele III e il suo ‘incomparabile ministro’ Benito Mussolini.
Sarà stata solo una coincidenza?
Durante la guerra, il papato era ben al corrente di come Hitler intendesse attuare il
suo programma di sterminio, ma Pio XII finse di non saperlo tentando solo strade
diplomatiche di scarso effetto pratico senza mai una presa di posizione ufficiale, in
modo da seguire la linea prudente del suo predecessore: qualcosa per la verità la
fece ma, prima degli ebrei, bisognava salvare la Chiesa!

Dopo queste istruttive notizie di storia recente, pubblicate qualche anno fa anche
su ‘Panorama’, torniamo a Sisto: i proventi delle truffe, bordelli, rapine e stragi fin
qui descritte non bastavano al papa. La lista delle cariche ecclesiastiche offerte in
compra-vendita, molto richieste per il ricco reddito che producevano e che pertanto
potevano essere vendute a caro prezzo, fu allora esteso fino a contarne 625.
Soltanto il suo successore, Alessandro VI, riuscì a superarlo.
La feroce satira che circolava all’epoca si può riassumere in questa sentenza
popolare: ‘A Roma Dio non è trino ma quattrino’

Un’altra miniera d’oro per la curia sistina era anche la furbata del condono a
pagamento per i voti mancati, in vigore già ai tempi di Dante e poi conveniente-
mente incrementata; ma questo è un argomento che esamineremo dettagliatamente
quando saliremo in paradiso.
Ad impinguare ulteriormente le casse papaline di Sisto, c’erano poi le ‘deroghe’ da
lui istituite: la legge in vigore negli Stati Vaticani stabiliva, per esempio, che l’età
minima per sposarsi era di 14 anni per i ragazzi e di 12 per le ragazze?
Con una dispensa a pagamento comprensiva della benedizione del Santo Padre,
anche i lattanti potevano convolare a giuste nozze, legalizzando pertanto qualsiasi
forma di pedofilia, naturalmente solo per chi poteva permettersi di non badare a
spese. Le cronache raccontano di una certa Grazia di Saleby che sposò un vecchio
gentiluomo a 4 anni, restò vedova a 5, si risposò a 6 e successivamente a 11: forse le
sue avventure matrimoniali non finirono lì, ma queste cronache non registrano altro
perché ormai aveva superato l’età minima.
C’è da domandarsi sconsolatamente se gli attuali preti-pedofili non siano che la
naturale eredità di questa spudorata faccia tosta clericale. O no?
Ohhh sì!, come l’edificante trasmissione TV di Santoro ‘Annozero’ sull’inchiesta
della BBC ‘sex crimes and Vatican’ ha chiaramente dimostrato mettendo in evidenza
l’omertà e la sfacciata connivenza delle più alte cariche vaticane con questo disgu-
stoso fenomeno da loro accuratamente nascosto e protetto in modo che i prelati
delinquenti potessero continuare indisturbati per anni.
Quanto alla patetica replica dei vescovi, che non hanno aspettato neppure cinque
minuti per dare dello sciacallo a Santoro e per definire spazzatura le vignette di
Vauro, negando l’evidenza con malcelato imbarazzo, si può solo rispondere con le
parole di san Pietro: le sue invettive infatti, rispediscono al mittente l’accusa di
appartenenza alla famiglia e alle buone abitudini dei canidi rivolta a chi non fa altro
che rendere nota al grande pubblico la pura verità o disegnarla in veste satirica:

In vesta di pastor lupi rapaci .............................lupi rapaci = prelati corrotti
si veggion di qua sù per tutti paschi: ..................paschi = in tutte le diocesi
o difesa di Dio, perché pur giaci? ........................giaci = perché rimani inerte?

Emblematica è anche la lettera riservata del 18 maggio 2001 che lo scrupoloso car-
dinale Ratzinger inviò a tutti gli episcopati del mondo per ordinare che la scottante
materia della pedofilia pretosa doveva essere coperta dal ‘segreto pontificio’.
Non risulta che poi, vestitosi da Benedetto 16, nostro attuale beneamato pastore
tedesco, abbia cercato di salvare almeno la faccia.
Ma non è tutto, perché adesso è uscita anche la sentenza contro i preti pedofili di
Los Angeles, debitamente protetti dal cardinale Mahony, che ha condannato la
ricchissima curia americana a un risarcimento di due miliardi (delle vecchie
amate lirette) per ciascuna delle 500 vittime dei loro abusi.

Per una mafia pretosa che dispone di più quattrini di Bill Gates e Bush messi insie-
me, è l’equivalente di una multa per sosta vietata e quindi ci sarebbe voluta come
minimo la crocifissione; ma almeno servirà ad aprire gli occhi a qualche illuso sulla
buona fede clericale che, con la sentenza a conclusione dell’ulteriore scandalo del
sacerdote pedofilo Lelio Cantini di Firenze e di mille altri casi simili, continua
spudoratamente a imperversare sotto la premurosa copertura del Vaticano.
Dopo 35 anni d’istruttorie a carico di don Cantini, responsabile di atroci violenze
sessuali sui bambini a lui ingenuamente affidati, la solerte giustizia vaticana dell’arcive-
scovo di Firenze, cardinale Antonelli, è riuscita a partorire questa esemplare condanna:
‘divieto di celebrare messa in pubblico per 5 anni e obbligo di recitare litanie’ (sic).
Naturalmente di risarcimento alle vittime, ormai ben aldilà del loro ‘mezzo del
cammin di nostra vita’, distrutta da quelle devastanti esperienze, neanche a parlarne.
Neppure i nostri pregiati giudici laici riescono ad offendere l’intelligenza del popolo
che li paga con tanta sfrontata supponenza. All’epoca di Giovanni Guareschi, il
famoso autore di Peppone e don Camillo, si sarebbe detto: ‘ha da venì Minosse!’
Per chi volesse saperne di più sull’argomento, il noto scrittore e giornalista TV Mar-
co Travaglio ha compilato un dettagliato e documentato elenco lungo un chilometro
di questi riveriti assistenti sociali: basta leggere i suoi libri o collegarsi a internet.
Certo la colpa non è tutta di questi poveri preti: ‘ci sono minori che desiderano gli
abusi e addirittura li provocano’
, è la tesi che la massima autorità religiosa di
Tenerife, il vescovo spagnolo Bernardo Alvarez, ha sostenuto a difesa della sua categoria in un’intervista al quotidiano ‘La Opiniòn’.
No comment, salvo osservare come questa infelice gaffe sia paragonabile a quella
del nostro pietoso segretario democristo Lorenzo Cesa, a difesa del suo povero
collega Cosimo Mele, puttaniere da strapazzo ma devoto paladino della sacra morale
cattolica, con la proposta di un aumento di stipendio per consentirgli di portare la
moglie in trasferta ed evitargli così di essere costretto ad orge extra coniugali a base
di squillo e coca.

Ma continuiamo la storia dei nostri papi rinascimentali.


Ultima modifica di Admin il Dom Dic 06, 2009 8:47 pm - modificato 11 volte.

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4 - "In vesta di pastor lupi rapaci..." Fra i papi più famigerati della storia Empty Re: 4 - "In vesta di pastor lupi rapaci..." Fra i papi più famigerati della storia

Messaggio  Admin Sab Gen 31, 2009 9:10 pm

Innocenzo VIII è passato alla storia per la bolla ‘Summis desiderantes affectibus’
del 1484 con cui garantiva la ‘caccia alle streghe’ delegando due pii frati domenica-
ni tedeschi, tali Heinrich Instintoris e Jacob Sprenger (quasi sicuramente antenati
dei gerarchi capi delle SS Himmler e Heichmann), alla redazione di un codice di
repressione denominato “Martello delle Streghe” (‘Malleus Maleficarum’, dive-
nuto all’epoca il secondo libro più stampato nel mondo dopo la Bibbia) in cui sono
descritte minuziosamente tutte le torture da applicare, durante lo svolgimento del
procedimento penale, alle malefiche tapine sospettate di intrallazzi col diavolo.
Fra queste una delle più gentili, per le fattucchiere accusate di essersi materialmente
fatte scopare da Satana in persona (reato facilissimo da dimostrare, specialmente
con la tortura), consisteva nel ‘coitus cynarae’ e cioè nel costringerle a fare l’amore
con un carciofo, naturalmente di quelli con le spine.
Per tutte era prescritta la rasatura preventiva con un coltello arroventato allo scopo
di accertare la presenza, specialmente in prossimità delle parti intime, del ‘marchio
del diavolo’, prova inconfutabile della loro colpevolezza.
L’appartenenza al genere femminile, meglio se con l’aggravante (sia pur rara) di
essere donne colte, giustificava di per sé il sospetto in quanto era stato stabilito che
l’etimologia del termine ‘femina’ = ‘fé+minus’ dovesse essere sinonomo di ‘fides
minus’, cioè di minore fede. Infatti le statistiche provavano senza tema di smentite
che il rapporto fra stregoni e streghe era di uno a cento.
Ma non basta, ecco un’ altra inoppugnabile prova: la donna, essendo stata generata
da una costola di forma ricurva, è per sua natura contorta e imperfetta sia nel fisico
che nello spirito e pertanto costituzionalmente dotata di tutti i vizi propri del Diavolo,
di cui è la naturale e perfida complice.

Per rendersi conto del quadro giudiziario, va ricordato che all’istruzione del processo
era sufficiente un semplice pettegolezzo, anche se a sostenerlo erano testimonianze
di sicofanti professionisti notoriamente prezzolati, e che l’avvocato difensore, nei rari
casi in cui era possibile reperirne uno, doveva ben guardarsi dal trovare qualche ele-
mento attenuante a discolpa dell’inquisita (pena l’essere accusato a sua volta di
stregoneria) ma limitarsi a convincere l’imputata alla confessione ‘spontanea’, in
modo da poterla spedire al rogo senza tante perdite di tempo per gli addetti alle torture.
Naturalmente il ‘Malleus Maleficarun’, accolto dal pubblico come un best-seller
senza precedenti, fu subito adottato con entusiasmo dal Tribunale della Santa In-
quisizione come più moderno codice penale ufficiale e scrupolosamente messo in
pratica ad integrazione di una normativa sanguinaria già in vigore con successo da
secoli. La procedura infatti prevedeva anche la confisca dei beni di tutta la famiglia
dell’imputata sin dal momento dell’accusa (tanto in nessun caso era mai prevista
l’assoluzione) e il dissotterramento dei parenti defunti per bruciarne le ossa.
Questo regime di terrore durò cinque secoli, sotto la benedizione di almeno settanta
papi, tutti in qualche modo compromessi con questi atroci crimini.
Soltanto nel 1631 si levò il primo grido d’orrore contro i processi per stregoneria,
ad opera di un gesuita germanico che aveva assistito e accompagnato al rogo più di
duecento presunte streghe.
Non potendone più, in una crisi di coscienza Friedrich von Spee, poeta, scrittore e
professore di filosofia scrive nel suo libro, ‘Cautio criminalis’, pubblicato anoni-
mamente:

“Affermo sotto giuramento che di tutte le sfortunate che ho assistito fino al
rogo, neppure una era colpevole del crimine di cui era imputata.
Continuando così, nessuno sarà più al sicuro da simili accuse infondate.
L’infelicità e la dannazione eterna colpiscano i giudici che intentano questi
processi solo per far man bassa sui beni dei condannati”.


Nessuno ha mai potuto calcolare con precisione l’entità di questo massacro (nove
milioni fra cui molte bambine, secondo le affermazioni di numerosi cronisti), tanto
sadico quanto scandalosamente inaudito, così come non risulta che nessun’altra
religione abbia mai inventato e messo in atto per secoli un’infamia simile.
I documenti relativi, da 700 anni, sono tenuti ancora rigorosamente segreti in Vaticano.
Di certo si sa solo che ha avuto inizio nel V secolo con il primo dei crimini cristiani
contro le donne e la scienza: l’assassinio, su ordine del vescovo Cirillo, in seguito
addirittura fatto santo e dottore della Chiesa, di Ipazia di Alessandria - prima donna
matematica, astronoma e inventrice dell’astrolabio, del planisfero e dell’idroscopio -
simbolo di tutti gli orrori con cui l’oscurantismo clericale tenta da sempre di scorag-
giare il progresso della conoscenza in nome di una legge e di una morale di Dio
inventate a proprio vantaggio.
Il corpo di Ipazia fu fatto a pezzi e bruciato, distrutti tutti i suoi testi di meccanica,
fisica, astronomia e tutte le sue invenzioni con la stessa ferocia con cui, poco prima,
il santo vescovo aveva fatto massacrare l’intera colonia ebraica di Alessandria.
(Lo zio di Cirillo, il precedente patriarca Teofilo, si era già distinto per aver ordinato
la distruzione d’innumerevoli monumenti ed opere d’arte della precedente cultura ellenico-romana allo scopo di far sparire le tracce di uno scomodo confronto con la squallida èra d’oscurantismo che si stava instaurando con la nuova religione cristiana)

È di quel periodo anche un altro ben più grave delitto: l’incendio della famosissima
biblioteca -fondata da Alessandro Magno insieme alla città stessa che da lui prese
il nome - che dal III secolo avanti Cristo custodiva, con 700 mila volumi, l’intero
scibile umano, era la più grande e ricca dell’antichità e il principale polo culturale del
mondo allora conosciuto e per questo dava ovviamente non poco fastidio al nascente
terrorismo teocratico.
Per avere un’idea del progresso scientifico raggiunto all’epoca e in seguito stroncato
dall’ottusa dittatura clericale, basti pensare che il matematico e bibliotecario d’Ales-
sandria Eratostene, con un geniale ‘metodo’ ancor oggi valido, era stato in grado di
calcolare, già nel 244 ac, la circonferenza terrestre con un’approssimazione di soli 70
km su 40.000. E’ appena il caso di ricordare che anche le celeberrime scoperte del
suo contemporaneo Archimede di Siracusa, inventore ed enunciatore dei più fonda-
mentali principi del sapere umano, traggono origine dagli studi che egli fece presso
quella famosa biblioteca.
Per completare l’opera, la stessa folla di fanatici cristiani responsabile di questo
crimine contro il patrimonio letterario e tecnico del genere umano, senza equivalenti
in tutta la storia della civiltà, trucidò anche lo scienziato Teone, padre di Ipazia e
ultimo conservatore della biblioteca egiziana.

Le cognizioni che andarono in fumo in quel momento avrebbero ritardato di 1500
anni il progresso dell’umanità, facendole perdere il bene più prezioso: l’uso della
Ragione e favorendo l’inizio del periodo più buio di tutta la cronistoria dell’uomo
dalla sua comparsa sulla terra. Infatti, da allora il Sapere e la Scienza vennero messi
al bando e le tenebre calarono sul cammino della Conoscenza.
Meglio che niente, ricordiamo che questa benemerita istituzione è risorta dalle sue
ceneri nel 2002, grazie alla sponsorizzazione dell’Unesco.

Viene anche da domandarsi: ma perché tutta questa violenza che da secoli
‘s’indraca’, cioè si accanisce in particolare contro le donne così come continua a
fare tutt’ora? Forse la risposta, oltre che nel maschilismo sempre imperante, è
insita proprio nella natura sado-masochista della stirpe umana. La parte
masochista, è carattere però più fortemente sviluppato nel genere femminile:
le donne in effetti sembrano spesso soggiacere rassegnate o quasi compiaciute a questi soprusi, come dimostra la loro maggiore religiosità e sottomissione proprio
nei confronti di quelle confessioni che più le discriminano e le umiliano negando
pari diritti, prime fra tutte islam e cattolicesimo.
Se infatti l’islam tratta la donna come lo straccio che le sbatte in faccia, il cristianesimo non è certo da meno: che cioè consideri e tratti la donna come un essere inferiore è tradizione antica, difficile da superare.
Lo affermano anche le ‘epistole’ di san Paolo: “La donna deve imparare
in silenzio, con tutta sottomissione. Non concedo a nessuna donna
d’insegnare né di dettare legge all’uomo”.

Sant’Agostino poi, nei suoi ‘sermoni’, è ancora più categorico: “Uomo,
tu sei il padrone, la donna è la tua schiava: è Dio che l’ha voluto”.

Anche ‘la più grande democrazia (si fa per dire) del mondo’, da sempre razzista nei
confronti dei neri, sta addirittura per preferire come candidato presidente alle
primarie un uomo di colore pur di non eleggere una donna!

Tornando a Innocenzo VIII, meno male che ad un certo momento il Savonarola
rilanciò al papa l’invettiva che già un giorno Gesù Cristo aveva gridato a san Pietro:
‘vade retro, satana!’ Ed infatti, dopo pochi giorni, questo suo degno successore era
definitivamente in viaggio per l’inferno.

Quanto infine ad Alessandro VI, la sua casata è una garanzia: oltre ad una sfilza
incredibile di misfatti d’ogni genere (non per niente, come tutti i Borgia, era anche
un esperto in veleni), sua è la legge che stabiliva il ritorno al papa di tutti i beni dei
prìncipi della chiesa passati a miglior vita. La morìa di arcivescovi e cardinali che ne
seguì lascia più di qualche ragionevole dubbio sulle responsabilità del beneficiario
che così, oltre a liberarsi di un personaggio magari sgradito o divenuto scomodo,
incassava tre volte: prima con la vendita (a caro prezzo) del cardinalato, poi con il
recupero di tutte le rapine di cui il porporato si era scrupolosamente fatto carico
grazie al suo titolo, e infine con la rivendita del posto vacante.

Alessandro è anche il responsabile della condanna al rogo dello scomodo predi-
catore Girolamo Savonarola che si era permesso di criticarne i vizi inasprendo le
invettive già rivolte al suo predecessore Innocenzo VIII, senza neppure tener conto
che proprio quelle maledizioni gli avevano permesso di prenderne il posto avendolo
mandato all’altro mondo anzi tempo.

E’ molto istruttivo e dovrebbe essere maggiormente conosciuto, il celebre diario che
il maestro di cerimonie del papa, Jean Burchard, tenne giornalmente, e spesso ora
per ora, sull’esemplare vita quotidiana di Alessandro, che culmina con la descrizione
della serata orgiastica del 31 ottobre 1501 in onore di tutta la famiglia Borgia, com-
presi i famigerati Cesare e Lucrezia, durante la quale, con un concorso, si premia-
vano le prodezze sessuali più spettacolari esibite ‘coram populo’ dai presenti.
La letteratura pornografica di tutti i tempi, come il Kamasutra, è un manuale per
educande al confronto di questo diario tanto realistico e particolareggiato da sem-
brare un filmato in primo piano, che rileva inoltre, con compiaciuta ammirazione,
come ‘veder ballare putte e damiselle era lo maggior sollazzo del pontefice’.
Quanto all’accusa d’incesto per presunti rapporti carnali con la figlia Lucrezia da cui
sarebbe nato il figlio Juan, detto il ‘bambino romano’, si tratta forse solo di dicerie,
anche se non del tutto improbabili visto il soggetto.
Quella notte il papato rinascimentale raggiunse veramente il fondo dell’abiezione
morale: chissà cosa ne avrebbe detto Dante!
Una delle ‘pasquinate’, epigrammi satirici che circolavano a Roma e che erano molto
di moda all’epoca, ironizzava sul sesto-dissesto:

Sesto Tarquinio, Sesto Nerone e Sesto pure questo:
Roma sotto i Sesti sempre andò in dissesto!’


Alla morte del papa, ovviamente per veleno a giudicare dall’aspetto tumefatto del
cadavere e dalla lingua violacea (“chi di spada ferisce…”), così si esprime lo storico
contemporaneo Francesco Guicciardini descrivendo i suoi funerali:

“Concorse al corpo morto d’Alessandro in san Pietro con incredibile allegrezza
tutta Roma, non potendo saziarsi gli occhi d’alcuno di vedere spento un
serpente che, con la sua immoderata ambizione e pestifera perfidia e con tutti
gli essempli di orribile crudeltà, di mostruosa libidine e di inaudita avarizia,
vendendo senza distinzione le cose sacre e le profane, aveva attossicato
tutto il mondo”.


La doverosa satira-invettiva anti papale di Dante relativa al suo tempo e la nostra
di due secoli dopo la sua, più quella recente, è comunque finita ed ora si apre
davanti ai nostri poeti un sentiero su uno

scoglio sconcio ed erto
che sarebbe a le capre duro varco. ............................. varco = passaggio
Indi un altro vallon mi fu scoperto.

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