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2 - Minosse e la discoteca "Luxuria" di Paolo e Francesca

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Messaggio  Admin Gio Set 25, 2008 11:48 am

INFERNO - CANTO V


Anche a Minosse, come a Caronte, Dante non è molto simpatico e cerca di scoraggiarlo:

O tu che vieni al doloroso ospizio,
disse Minòs a me quando mi vide,
lasciando l’atto di cotanto offizio;
guarda com’entri e di cui tu ti fide:
non t’inganni l’ampiezza de l’entrare!


Ma Virgilio taglia corto col solito ‘vuolsi così colà dove si puote’ e proseguono.

Ora incomincian le dolenti note
a farmisi sentire; or son venuto
là dove molto pianto mi percuote.
Io venni in loco d’ogne luce muto,
che mugghia come fa mar per tempesta,
se da contrari venti è combattuto.
La bufera infernal, che mai non resta,
..........................non resta = non si placa
mena li spirti nella sua rapina; .................................mena = strapazza
di qua, di là, di giù, di su li mena: ............................li mena = li sbatacchia
nulla speranza li conforta mai,
non che di posa, ma di minor pena
. ..............................posa = non che smetta

Non c’è dubbio, siamo entrati nella discoteca del secondo cerchio, pensano i nostri poeti e si apprestano a divertirsi un po’ anche loro buttandosi nella ‘bufera infernal’ a ritmo di rock.
La discoteca si chiama “LUXURIA” e naturalmente i frequentatori ‘che la ragion sommettono al talento’ (cioè che sono tra il passionale e il fuori di zucca) fanno un casino infernale.
La prima spogliarellista che incontrano è una leggendaria topona imperiale: si tratta della regina degli Assiri Semiramide, ‘imperadrice di molte favelle’, cioè di molti popoli con espressioni orali diverse, forse anche loro di carattere lussurioso, che anticipando Rabelais nella progettazione della ‘Abbazia dei Telemiti’, dove la regola era: ‘Fai quello che vuoi, basta che non scassi le palle agli altri’, aveva stabilito per legge all’incirca la stessa cosa e cioè:

DIVERTITI, LASCIAMI DIVERTIRE E NON ROMPERE I COGLIONI.

A vizio di lussuria fu si rotta ......................rotta = sfrenata
che libito fe’ licito in sua legge ...................= tutto ciò che piace è lecito
per torre il biasmo in cui era condotta......... torre il biasmo = togliere il biasimo

Il suo sesso era certo, anzi sembra proprio che fosse una bella gnocca come Didone e Cleopatra, altre due assidue frequentatrici del club, a differenza di Vladimir Luxuria che però anche lei/ui prima o poi riuscirà a convincere Bertinotti e poi Prodi a fare una legge simile. Pannella e la Bonino si sono già dichiarati d’accordo. Manca solo l’improbabile astensione di Scalfaro che vorrebbe invece imporre l’abolizione del décolleté e il ripristino del cilicio con cintura di castità incorporata.

Da notare in ogni caso che si tratta della prima legge ‘ad personam’ della storia, autorevole precedente che Berlusconi sfrutterà abbondantemente per legalizzare le sue puttanate. Niente di nuovo però in politica: ‘a cosa serve il potere se non se ne abusa?’. Infatti, anche quell’altro astuto di Maometto aveva decretato con una ‘shura’, appunto, ad personam, che Allah stesso l’aveva autorizzato a cuccarsi dieci mogli anche se il Corano ne permette solo quattro.

Ma ecco che,

quali colombe dal disio chiamate,
con l’ali alzate e ferme, al dolce nido
...........................alzate = aperte
vegnon per l’aere dal voler portate ......................... voler = passione

e atterrano lì due piccioncini, invitati da Dante a fare quattro chiacchiere sull’amore secondo il “dolce stil novo”, approfittando del fatto che qualcuno ha provveduto ad avvertire il disk-jokey di abbassare un po’ il volume e il ventilatore della macchina del fumo.
Sono Paolo e Francesca, una bella coppia fissa tipo Romeo e Giulietta, che balla sempre insieme senza smettere mai di limonare.
Francesca, dopo aver salutato Dante dandogli simpaticamente dell’

animal grazioso e benigno
che visitando vai per l’aere perso
...............................aere perso = aria oscura
noi che tignemmo il mondo di sanguigno

(cioè noi che abbiamo dato un po’ di colore alla vita), si presenta precisando la situazione idrogeologica del luogo dove è stata partorita (l’inglese ‘I was born’ l’avranno preso da Dante?):

Siede la terra dove nata fui ....................= la Romagna, sua terra natale
su la marina dove ’l Po discende
per aver pace co’ seguaci sui.
....................co’ seguaci sui = con i suoi affluenti

Quindi, apprezzando il commosso interesse di Dante per il loro ‘mal perverso’, cioè per la passione irresistibile ed eterna che li ha travolti e condannati, descrive i suoi famosi tre amori, teoria pienamente condivisa dal poeta (salvo naturalmente per quanto attiene al terzo).
Prima però è necessaria una breve digressione per spiegare appunto la vera storia di questi amori.

Dante, con il suo movimento del ‘dolce stil novo’ cerca di presentarsi al pubblico come un idealista casto e puro dal ‘cor gentil’ che magari monta sopra alle donne, ma solo per servirsene come ‘Scala al Fattore’ e con la scusa che all’amore non si può né si deve resistere perché ci avvicina a Dio.
In realtà Dante, con tutto il rispetto, deve essere stato un fior di puttaniere, come d’altra parte lo descrive anche il suo amico - si fa per dire - Cecco Angiolieri, altro cantautore opportunista di successo, in quel gustosissimo sonetto a lui dedicato “Dante Alighier, s’io son buon begolardo” dal quale si deduce quanto i due fossero figli di buona donna di pari grado.

Ne sono la riprova pure sonetti come ‘Guido i’ vorrei che tu e Lapo ed io’ (Guido Cavalcanti e Lapo Gianni erano suoi compagni di zingarate) dove Dante dice di sperare che qualche ‘buono incantatore’ lo metta in un ‘vasello’ con ‘quella ch’è ’n sul numer de le trenta’. Ora siccome Dante cita più volte un apprezzato organo femminile definendolo ‘natural vasello’, non è fuori luogo fare degli accostamenti, sia pure un po’ maliziosi.

Bisogna anche sapere che all’elezione di Miss Fiorenza venivano scelte le 60 migliori strafighe della città; Dante non doveva avere cattivi gusti, visto che Beatrice era classificata al 9° posto, però intanto si teneva di riserva la 30a per le orgette con gli amici accompagnati da monna Vanna e monna Lagia, rispettivamente al 27° e 36° posto, per eventuali ‘changez la femme’.

Ma riprendiamo la storia degli amori di Francesca che così continua il suo monologo:

Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende, .....................ratto = rapidamente
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e il modo ancor m’offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte:

Caina attende chi a vita ci spense. ..........Caina = prima zona del 9° cerchio,
Queste parole da lor ci fur porte...............per i traditori dei parenti

Quando rispuosi, cominciai: oh lasso, ...........lasso = sventurato
quanti dolci pensier, quanto disìo
menò costoro al doloroso passo!


Ma com’è che poi sono arrivati a sto doloroso passo? Ecco è qua:

Francesca ama Paolo ma sposa il fratello Gianciotto che, anche a giudicare dal nome, doveva essere un po’ malmesso (infatti era sciancrato e zoppo); è naturale che poi si pente e si mette a limonare con Paolo leggendo qualche storia pornografica famosa: vuoi che non ci scappi almeno un bacetto appassionato e ‘tutto tremante’?
Il fratello, legittimo consorte, li sorprende e succede il patatrac.

Reazione più che giustificata, anche perché all’epoca la Giustizia clericale non scherzava e si sarebbe comunque fatta carico subito di provvedere a punire severamente i colpevoli. Infatti per essere istruiti, cioè saper leggere e scrivere, bisognava necessariamente essere ‘cherci’, cioè religiosi; le pubblicazioni un po’ più colte erano riservate ai preti o ai loro soci-sostenitori e cioè i nobili ricchi; per la pornografia era necessario essere almeno vescovi mentre per esercitare liberamente l’adulterio, la pedofilia e la sodomia si partiva dai cardinali in su (ogni riferimento all’attualità è puramente casuale). In caso di mancato rispetto della legge, interveniva prontamente il Tribunale della Santa Inquisizione con tortura e rogo assicurato in anticipo.

Adesso che ormai è fatta,

nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa ’l tuo dottore.


Il dottor Virgilio deve aver avuto anche lui qualche fregatura amorosa e quindi può capire, dice Francesca, che prosegue con la storia di Lancillotto che si spupazza Ginevra, la moglie di re Artù, grazie a tale Galeotto, ruffiano di corte:

Ma s’a conoscer la prima radice .......................prima radice = l’origine
del nostro amor tu hai cotanto affetto, ............ affetto = desiderio
farò come colui che piange e dice.
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto, come amor lo strinse:
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
.............................fiate = volte
quella lettura e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
..............................disiato = desiderato
esser baciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso
, ........................fia = sia
la bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:
........................... galeotto = responsabile
quel giorno più non vi leggemmo avante. ............... avante = oltre

Certo all’epoca di Re Artù c’era la Tavola Rotonda, tutti erano pari e Lancillotto se l’era cavata con l’esilio; qui il legittimo consorte di Francesca non è così comprensivo e senza tanti complimenti li fa secchi tutti e due. D’altra parte le storie d’amore a lieto fine, salvo la Bella addormentata nel bosco, non fanno sdilinquire di ‘pietade’ nessuno e Dante non avrebbe potuto anche questa volta chiudere il Canto con uno svenimento:

Mentre che l’uno spirto questo disse,
l’altro piangea sì che di pietade
io venni men così com’io morisse;
e caddi come corpo morto cade.


Ultima modifica di Admin il Lun Nov 30, 2009 7:28 pm - modificato 2 volte.

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Messaggio  Admin Ven Gen 30, 2009 9:49 pm

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