1 - Ecco come si fa a purgarsi...

P U R G A T O R I O

Il purgatorio, come l’inferno, è diviso per nove seguendo la regola del numero magico tre e suoi multipli: un antipurgatorio, sette gironi (o cornici) ripartiti sullo schema dei sette peccati capitali (gli stessi dell’inferno con l’eccezione di superbia e invidia laggiù assenti) e, in cima alla montagna, l’Eden, il paradiso terrestre.
Anche per il purgatorio, sarà bene premettere uno schema orientativo per offrire ai lettori, eventualmente alpinisti poco esperti ed a quelli che non sono mai stati alle Terme di Montecatini, un’indicazione di come si fa a purgarsi in modo da eliminare, strada facendo, il prodotto interno lordo, arrampicandosi su per i gironi della montagna, che è concepita più o meno come l’imbuto dell’inferno, ma rovesciato e cioè si va in salita anziché in discesa.
Così è per tutte le conquiste: “per aspera ad astra”, e cioè suda, se vuoi conquistare le stelle, e inoltre ti devi prima liberare dei bassifondi, sennò sei troppo pesante e fai più fatica.

Alla base si trova una spiaggia dove approdano le anime, traghettate da un ‘uccel divino’ tipo Caronte; da lì si prosegue nell’antipurgatorio custodito da Catone, paladino degli anarchici per la giusta causa della libertà.
Qui si trovano, scaglionati in quattro schiere, gli scomunicati che si sono poi riconciliati con Dio: i pigri di natura, i morti violentemente ma pentiti in fin di vita e i Prìncipi negligenti.

Dopo una complicata procedura d’ingresso, attraverso ‘la porta sacrata’ del purgatorio si entra nel primo girone, dove edificanti sculture soprannaturali fungono da lassativo per i superbi.
Salendo al secondo girone, troviamo gli invidiosi i cui occhi sono cuciti col fil di ferro per consentir loro di concentrarsi meglio su ‘voci’ che declamano senza tregua eclatanti esempi di ‘contrario suono’ invidioso. Nel terzo girone, gli iracondi sono afflitti da ‘visioni estatiche’ non meno angoscianti e debitamente purgative. Questi primi tre gironi sono riservati a quelli che hanno dedicato il loro amore al male.
Gli accidiosi del quarto girone, che inneggiano a contrari esempi biblici e mitologici di negligenza, sono invece lì non in quanto il loro amore fosse stato rivolto al male, ma perché troppo tiepidamente rivolto al bene.

I successivi tre gironi sono destinati a chi ha manifestato in vita un amore eccessivo per i beni terreni. Nel quinto girone ci sono cioè gli avari stesi con i ‘diretri rivolti al cielo’, nel sesto i golosi ridotti ‘a buccia strema’, nel settimo i lussuriosi che inneggiano a Sodoma-Gomorra e a Pasife.

In cima alla montagna si trova infine la ‘divina foresta’ del paradiso terrestre dove faremo la conoscenza di una incazzosissima Beatrice che strapazza malamente il povero fidanzato e dei due fiumi, il Lete e l’Eunoè, in cui bisogna purificarsi prima di essere ammessi ai piani superiori.

Ma prima di prendere l’ascensore verso il paradiso, per accogliere coi dovuti onori l’apparizione di Beatrice, si svolge una manifestazione folcloristica degna di un kolossal in cinemascope con effetti speciali sbalorditivi: sette candelabri, che sembrano alberi d’oro, precedono un carrozzone piumato mosso da un grifone alato con danzatrici tricolori, animali evangelisti, vecchietti e mostri apocalittici, un’aquila in picchiata, un drago e un gigante con una puttana, mentre cento angeli in volo radente tra nuvole di fiori cantano a squarciagola.

Con questa sceneggiata da incubo, che neanche i più bellicosi pacifisti no-global sono mai riusciti ad organizzare, per fortuna è finita la carta e così a Dante non resta che dichiarare di essere ‘puro e disposto a salire a le stelle’.

Meno male, perché senno’ perfino il paradiso terrestre rischiava di fare una brutta fine (e noi con lui).