Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.

3 - e alfin giungemmo tra ruffiani e puttane....

 :: INFERNO

Andare in basso

3 - e alfin giungemmo tra ruffiani e puttane.... Empty 3 - e alfin giungemmo tra ruffiani e puttane....

Messaggio  Admin Dom Set 07, 2008 9:48 pm

INFERNO - CANTO XVIII


Luogo è in inferno detto Malebolge,
tutto di pietra di color ferrigno,
quale, dove per guardia de le mura
più e più fossi cingon li castelli,
la parte dove son rende figura.
...................... rende figura = rende l’idea
A la man destra vidi nova pièta,
novo tormento e novi frustatori,
di che la prima bolgia era repleta.
....................repleta = piena
Nel fondo erano ignudi i peccatori:
di qua, di là, su per lo sasso tetro
vidi demon cornuti con gran ferze,
...................ferze = flagelli
che li battìen crudelmente di retro.

Mentr’io andava, li occhi miei in uno
furo scontrati: e io sì tosto dissi:
.....................furo scontrati = si imbatterono
ma che ti mena a sì pungenti salse? ............ salse = sferzate
Ed elli a me: mal volentier lo dico, ............... elli = Venedico Caccianemico
ma sforzami la tua chiara favella,
che mi fa sovvenir del mondo antico.
E non pur io qui piango bolognese!
...................pur = non sono il solo

Qui incontrano, fra una frustata e l’altra, i seduttori che piangono per lo più in bolognese.
Evidentemente a Dante faceva piacere sparlare un po’ anche fuori di Toscana, ma la conversazione è subito interrotta da uno scrupoloso frustatore addetto al settore il quale ricorda che in questa bolgia è già passata la senatrice Merlin e che pertanto i casini non sono più in funzione. Ma aveva per caso paura che il ruffiano bolognese Caccianemico avesse scambiato Dante per un trans?

Così parlando il percosse un demonio
de la sua scuriada, e disse: via,
...............de la sua scuriada = con la sua sferza
ruffian! Qui non son femmine da conio. ..femmine da conio = puttane prezzolate

Sta nel frattempo arrivando un seduttore, più importante del precedente ruffiano, in pelliccia di montone d’oro che, con stile aristocratico, avanza senza fare una piega né un plissé:

E ’l buon maestro, sanza mia dimanda,
mi disse: guarda quel grande che vene,
.............vene = viene
e per dolor non par lagrime spanda:
quanto aspetto reale ancor ritene!
Quelli è Iasòn, che per cuore e per senno
..........= per coraggio e per intelligenza
li Colchi del monton privati fene. ....................fene = fece
Ello passò per l’isola di Lenno,
poi che l’ardite femmine spietate
tutti li maschi loro a morte dienno.
..................dienno = diedero
Ivi con segni e con parole ornate
Isifile ingannò, la giovinetta
.........................= per salvarlo, aveva fatto credere
che prima avea tutte l’altre ingannate. ......alle altre di aver ucciso il re suo
Lasciolla quivi gravida, soletta: ...............padre, non essendo d’accordo con la
tal colpa a tal martiro lui condanna; .........decisione di sterminare tutti i maschi
e anche di Medea si fa vendetta.

Di Giasone e della sua spedizione alla conquista del vello d’oro abbiamo già parlato a proposito delle Arpie.
Qui Dante intende far notare come alla riuscita di ogni grande impresa, il contributo femminile sia essenziale.
Giasone non ce l’avrebbe mai fatta a portare a termine con successo il suo mitico viaggio senza l’aiuto, sempre mal ripagato, di qualche fanciulla sedotta e abbandonata, come Isifile e Medea, senza contare tutte le altre che Dante non cita.
Lo scopa e fuggi è il destino comune di quasi tutti gli eroi antichi: quale sacrificio non si farebbe per la gloria? Anche oggi, se la Gloria è decente, i volontari non mancano.

Quanto all’impresa delle donne dell’isola di Lemno (Isifile era la figlia del re), per sterminare senza eccezione e per giusta causa tutti i maschi rei di averle abbandonate per andare in guerra, il contributo femminile non è stato solo essenziale ma totale. Evidentemente anche allora c’era chi predicava il no alla guerra ‘senza se e senza ma’, a costo di fare una guerra per eliminare tutti quelli che la volevano fare, fossero anche gli stessi mariti e lo stesso padre.

Sembra però che in realtà le cose non siano proprio andate così.

Essendo incorse nelle ire di Afrodite per non esserle sufficientemente devote (in parole povere leggi: per non essere capaci di fare un cazzo in amore), le donne di Lemno erano state punite dalla dea con un’ insopportabile puzza da caprone.
In difetto di deodoranti non ancora inventati, i loro mariti, che già da qualche tempo manifestavano una certa insofferenza, per un po’ si tapparono il naso, ma poi incominciarono ad interessarsi alle ragazze più profumate e soddisfacienti di altre isole, dove si recavano sempre più spesso con la scusa che dovevano andare a fare la guerra.
Da qui l’ira delle mogli che s’inventarono un pretesto equivalente per vendicarsi.

Dante e Virgilio stanno adesso arrivando nella seconda bolgia, quella degli adulatori, cloaca massima dove confluiscono le fogne infernali alimentate anche dalle latrine terrestri.
Al tempo di Dante, nella civilissima Firenze, il risparmio nella raccolta dei rifiuti in genere e in quello della merda in particolare, risulta evidente dato che tutto, senza bisogno di depuratori e di termovalorizzatori, veniva mandato all’inferno dopo essere stato gettato in strada dalle finestre delle case (era considerato particolarmente beneducato chi usava la cortesia di avvertire prima i passanti con un grido).
È proprio un peccato che a nessuno dei nostri solerti amministratori venga in mente di ripristinare questa comoda discarica, in un momento in cui siamo tutti pieni di merda e di conseguenza le tasse comunali sullo smaltimento sono così aumentate senza nemmeno riuscire a risolvere il problema.
Qualcuno in verità deve averlo proposto ma poi, non essendo Lucifero disponibile a pagare tangenti per la fornitura, è probabile che la cosa sia stata accantonata preferendo le più comode e lucrose discariche camorristiche napoletane, peraltro le più simili per puzzo e schifezza a quelle infernali.
Lo scempio di questa insipienza amministrativa, a gloria della nostra ‘Casta’, è oggi sotto gli occhi di tutti: lo spettacolo di milioni di tonnellate d’immondizia partenopea ha fatto il giro del mondo confermando l’assioma che non c’è limite al peggio e a dimostrazione che i nostri politici non solo sono amministratori ladri incapaci di legiferare malgrado immeritati stipendi milionari con vitalizi da 10.000 euro mensili (anche se trombati dopo pochi mesi di legislatura), ma pure campioni d’inefficienza camorristica con relativo sperpero forsennato di denaro pubblico.

Quindi sentimmo gente che si nicchia ...................si nicchia = si nasconde
ne l’altra bolgia e che col muso scuffa .................scuffa = grufola
e se medesma con le palme picchia.

Quivi venimmo; e quindi giù nel fosso
vidi gente attuffata in uno sterco,

che da li uman privadi parea mosso. .................uman privadi = latrine umane /
E mentre ch’io là giù con l’occhio cerco, ............mosso = proveniente
vidi un col capo sì di merda lordo,
che non parea s’era laico o cherco.
........... parea = si capiva / cherco = religioso
Quei mi sgridò: perché se’ tu sì ’ngordo
di riguardar più me che li altri brutti?


Quando ci si trova nella merda, fa poca differenza essere laici o preti, dice Dante, e oggi si potrebbe aggiungere: o quando si è di destra o di sinistra.

Il merdoso incerto e suscettibile è un nobile, tale Alessio Interminei da Lucca, esperto in lusinghe: Dante lo adocchia con particolare insistenza, suscitando le sue incazzose rimostranze, finchè Virgilio non gli segnala un caso più interessante indicandogli

quella sozza e scapigliata fante ...............................fante = femmina
che là si graffia con l’unghie merdose,
e or s’accoscia e ora è in piedi stante.
....................... s’accoscia = si accoccola
Taide è, la puttana che rispuose
al drudo suo, quando disse: ho io grazie
....................... drudo = amante
grandi appo te? – Anzi, maravigliose! ........................ appo = presso
E quinci sian le nostre viste sazie. ............................ quinci = da qui

La cortigiana Taide, etèra ateniese famosa per la commedia di Terenzio ‘L’eunuco’, aveva l’abitudine di gratificare i suoi clienti generosi con frasi carine come: ‘se mi sei piaciuto? Anzi, sei stato meraviglioso!’. Cosa c’è di male?
Ma Virgilio non condivide, forse perché Taide non aveva avuto tempo di andare dal parrucchiere e quindi aveva le unghie e i capelli poco curati, e dice che di merda ne hanno vista abbastanza.

Admin
Admin

Messaggi : 21
Data di iscrizione : 07.09.08

https://divinodante.elencoforum.com

Torna in alto Andare in basso

Torna in alto


 :: INFERNO

 
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.